Editrice Petite Plaisance

Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
HOME RECENTI CATALOGO E-BOOKS AUTORI KOINE' BLOG PERCHE' CONTATTI




Cat.n. 456

Diego Lanza

Dramata III. Scritti sulla commedia antica. Prefazione di Anna Beltrametti.

ISBN 978-88-7588-416-1, 2023, pp. 256, formato 140x210 mm., Euro 30 – Collana “il giogo” [180].

In copertina: Scena delle «Rane» di Aristofane. Giovane che versa il vino con una oinochoe nel kantharos di Dioniso. Tondo di una kylix attica a figure rosse. Pittura vascolare del 480 a.C. circa. Parigi, Museo del Louvre. Fonte Wikipedia.

indice - presentazione - autore - sintesi

30,00

Gli studi teatrali più numerosi e noti di Diego Lanza sono quelli dedicati alla tragedia attica e al tragico nelle sue diverse accezioni profondamente modificate nella storia della cultura occidentale, dalla Grecia antica all’Europa moderna, a partire dalla Poetica di Aristotele, l’inizio fondativo di tutte le successive riflessioni. Solo con la fine degli anni Ottanta del secolo scorso, dunque nella piena maturità, Lanza ha avviato e proseguito sistematicamente l’esplorazione dei testi comici antichi con particolare e più frequente attenzione per Aristofane e i suoi Acarnesi, la commedia prediletta, e con due studi dedicati a Menandro e alla commedia nuova di IV secolo. La raccolta dei saggi compresi in questa raccolta e ordinati cronologicamente consente ora di cogliere le linee portanti e i punti salienti di un lavoro critico penetrante, sempre molto documentato sullo stato dell’arte e, al contempo, sempre molto personale nel metodo e nell’individuazione dei problemi interpretativi. Come negli studi sulla tragedia, Lanza si accosta alla commedia incrociando le competenze linguistiche e testuali del filologo con il punto di vista dello spettatore appassionato e intenditore dei meccanismi dello spettacolo. Così, il doppio piano e la doppia chiave di analisi fanno affiorare dalle drammaturgie conservate ipotesi di possibili messe in scena, fanno intravedere lo spettacolo attraverso la scrittura. A differenza del più tardo Menandro che monta gli effetti comici su intrecci ben congegnati tra equivoci e riconoscimenti, Aristofane, nella lettura di Lanza, scopre eredità che si radicano nelle forme di teatro più elementari, tipiche dell’oralità e dell’ “improvvisazione”, incentrate e costruite sul ruolo e sulle capacità di un primo attore eccezionale per doti e per tecnica. Un primo attore totale, a cui Aristofane affida la costruzione per connotazioni progressive degli spazi scenici in rapporto alla polis e la scansione dei tempi nel governo del lazzo comico espandibile o contraibile a seconda delle reazioni del pubblico. Un primo attore capace di abitare il crinale tra finzione e realtà, tra il personaggio e l’interprete che dà corpo al personaggio mentre lo scopre e lo espone al giudizio degli spettatori, tra invenzione e storia in corso, tra le sofisticazioni della scrittura e le arcinote, ma sempre efficaci volgarità della farsa. Via via ridimensionando con buone ragioni storiche e culturali le frequenti interpretazioni utopistiche  e carnevalesche della commedia archaia, discutendo le categorie di utopia e carnevale storicamente inadeguate al pensiero antico, Lanza sposta l’attenzione sulle permanenze nella commedia aristofanea della iambikè idea con le sue invettive qui affidate a quel primo attore che, indipendentemente dai personaggi in cui si cala di commedia in commedia, ripropone costantemente il cliché dello “sciocco”. Forse comincia qui, da queste messe a fuoco dello sciocco o finto sciocco nella drammaturgia di Aristofane, l’esplorazione che porterà Lanza al saggio del 1997 dedicato a Lo stolto. L’eccentrico, l’idiota, dà ottime prove nella commedia aristofanea: affidato alla voce e ai gesti sapienti del primo attore, si ripresenta perlopiù  in personaggi di vecchi scorbutici, estranei al linguaggio e al senso comune corrente nella città, in folli apparenti che in forza della loro marginalità e del loro sguardo obliquo tengono in scacco e destabilizzano il mainstream di una società in profonda crisi senza sapere di esserlo.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

Petite Plaisance Editrice
Associazione Culturale senza fini di lucro

Via di Valdibrana 311 51100 Pistoia tel: 0573-480013

e-mail: info@petiteplaisance.it

C.F e P.IVA 01724700479

© Editrice Petite Plaisance - hosting and web editor www.promonet.it