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Con questa “prima navigazione filosofica” lungo le parole greche del desiderio la «Scuola di Macerata» dà avvio ad un progetto che ha voluto “varare” ritenendo che lavorare sulle parole e porsi all’ascolto delle loro voci e dei loro echi infiniti non sia solo un impegno bello, ma si configuri anche come un’impresa profondamente utile e urgente. Infatti, senza passare attraverso una profonda “ecologia” del linguaggio, non potrà mai esserci nessuna vera trasformazione del mondo in cui viviamo.
Dopo una prima sosta lungo le caratteristiche generali del desiderio come “spinta verso il meglio” e come naturale tendenza verso il piacevole, questo primo viaggio si snoda lungo i diversi nomi greci del desiderio: il desiderio come tensione e come aspirazione (ὄρεξις); il desiderio come volontà e come voglia (βούλησις); il desiderio come ciò che toglie il senno e il respiro (ἐπιθυμία); il desiderio come spinta e come impeto (ὁρμή); il desiderio come assillo e come spina nelle carni (οἶστρος); il desiderio erotico (ἔρως), tra delirio umano e follia divina; il desiderio appassionato ad occhi aperti (ἵμερος) e, infine, il desiderio ad occhi chiusi e lo struggimento per ciò che è lontano (πόθος).
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