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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 490

Ercole Chiari

Kant al terzo millennio.

ISBN 978-88-7588-403-1, 2024, pp. 208, formato 140x210 mm., Euro 18 – Collana “il giogo” [196].

In copertina: Maurits Cornelis Escher, Giorno e notte, 1938.

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Il tricentenario della nascita di Kant (1724), caduto all’inizio del terzo millennio (2024), ha sollecitato una “rivisitazione” del suo pensiero, impegnata a metterne in evidenza l’attualità, precisandone i concetti portanti, ma soprattutto a mettere in rilievo la concretezza, con cui Kant interpreta l’esperienza in tutti i suoi aspetti.

Così, la conoscenza, cioè la possibilità di applicare le categorie (il pensiero) ai fenomeni (cioè di “fare scienza”) poggia su una funzione che Kant qualifica come “indispensabile ma cieca”, operante nella percezione immediata dei fenomeni, l’immaginazione trascendentale con i suoi “schemi”, che prefigurano le categorie e gli sviluppi della scienza.

Così anche la moralità, al di là del rigore delle formule, poggia su una specie di reazione o di atteggiamento immediato, che è il sentimento del rispetto per la ragione; esso costituisce il primo e fondamentale rapporto tra l’uomo e le situazioni problematiche della condotta, in rapporto alle quali si sviluppa la considerazione morale vera e propria.

Così, infine, la rappresentazione della natura vista come sede di bellezza e di finalità, poggia anch’essa su una facoltà non teoretica, e cioè il sentimento (della libertà), che, pur senza giustificazione scientifica, ha un valore che Kant ritiene oggettivo, e integra la concezione scientifica e morale dei fenomeni.

Insomma, l’insieme dell’esperienza, e lo stesso senso del mondo, risulta fondato su una specie di approccio “immediato”, su cui si regge da una parte la conoscenza, dall’altra la moralità, dall’altra ancora l’interpretazione; approccio che non è una funzione dell’intelligenza (che pure lo formalizza, nella conoscenza e nella moralità) ma di quella che si può definire “sensibilità”.

Da ciò, evidentemente, esce una immagine del criticismo ben diversa da quella astrattamente intellettualistica in cui di solito si rappresenta Kant, e che può essere ripresa nella prospettiva del terzo millennio.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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