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La «passione durevole» è capacità di trasformare il sentimento di eguaglianza e giustizia della gioventù rivoluzionaria in modo che sappia esprimersi in un’opposizione al capitalismo matura, tenace, perseverante, non contingente ma duratura, in grado di resistere alle alterne fasi della vita politica e culturale della società. Un ideale difficile da conseguire nella concretezza (certamente ciò l’Autore ritiene riguardo a sé). Ma l’insensatezza politica e la degradazione culturale, punti di caduta del capitalismo moderno, sono tali da rendere questo ideale uno slancio quanto mai necessario della ricerca teorica e della prassi politica. In ragione della vastità e della complessità degli argomenti affrontati, non vengono proposte soluzioni dogmatiche: si suggeriscono impostazioni ammissibili su questioni delicate, problematiche e controverse. Tema centrale di questo libro (il solo cui l’Autore attribuisce veramente importanza) è il difficile rapporto tra comunismo e democrazia: una coniugazione ardua e irta di questioni spinose, tramandateci dalla storia di un’incompleta e aleatoria attuazione di un’idea di società. Ciò nondimeno, forse, è inaspettatamente possibile. Le proclamazioni sin troppo affrettate, e “interessate” per il capitalismo, sulla fine epocale del comunismo sono in un’ottica del possibile destinate a infrangersi su brusche smentite, atteso però che il comunismo, come movimento mondiale, sappia in futuro rifondarsi su una pratica radicale di nuova democrazia.
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