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Ebook 1009

FABIO BENTIVOGLIO

Fenomenologia del nichilismo. L’individualismo senza individuo

[pubblicato su Koinè, Periodico culturale – Anno X – Nuova serie – N° 1 – Gennaio 2003], pp. 10.

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Il quotidiano La Repubblica, tra l’agosto e il settembre 2002, ha dedicato otto pagine culturali ad altrettanti sostanziosi articoli di Umberto Galimberti, sotto il titolo “I vizi capitali di questo secolo”. L’iniziativa merita attenzione, dato il ruolo dei protagonisti nel panorama mediatico e culturale. La Repubblica è il quotidiano che in Italia ha formato la mentalità del nuovo ceto medio colto di sinistra, e ha ragione Costanzo Preve, quando osserva che in questo ventennio il giornale di Scalfari ha avuto la funzione di traghettare la generazione di sinistra italiana degli anni Sessanta e Settanta, verso una progressiva acculturazione funzionale al capitalismo globalizzato. E ha ragione quando scrive che «La Repubblica è stata a tutti gli effetti L’Unità del nuovo ceto medio di sinistra, e ne ha influenzato la mentalità, i comportamenti di costume, politici ed elettorali» (Indipendenza, n° 9, gennaio-febbraio 2001). Questa tribuna mediatica diventa poi particolarmente efficace, quando si avvale di intellettuali come Galimberti, che sanno tenere insieme linguaggio filosofico e capacità divulgativa. Nel loro insieme, gli otto articoli di Galimberti descrivono con estrema chiarezza quella che chiamerei la fenomenologia del nichilismo, riconosciuta nei più comuni stili di vita e nelle forme dominanti della personalità. Il discorso, nel complesso, è piuttosto articolato: ripercorriamolo in estrema sintesi, e vediamo di riflettere sui punti essenziali. I temi affrontati sono, nell’ordine: consumismo, conformismo, spudoratezza, sessomania, psicopatia, diniego …



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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