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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 166

Cecilia Meireles

Misura del significato e altre poesie. Traduzione, postfazione e cura di Simonetta Masin.

ISBN 88-7588-046-8, 2010, pp. 80, formato 140x210 mm., Euro 10 – Collana “Filo di perle”.

In copertina: Egon Schiele, Donna seduta, 1918.

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10,00

Postfazione

 

 

 

 

 

 

In un testo pubblicato in occasione della morte di Cecília Meireles, Carlos Drummond de Andrade, uno dei maggiori poeti della letteratura brasiliana contemporanea, descrive la poetessa come una figura irreale che era capace di stare in mezzo alla gente sem estar1 e collega questo sentimento di ausência do mundo 2 al carattere metafisico della sua poesia. Nello stesso testo Drummond afferma che con la morte di Cecília la sua poesia giunge alla perfezione assoluta; essa è musica che circula no ar para sempre3, e lo fa indipendentemente dall’esecutore.

Questa «assenza dal mondo», di cui parla Drummond, può forse essere spiegata dalla biografia di Cecília, così profondamente segnata da sensazioni di allontanamento e isolamento, e in modo particolare da alcune sue parole, che di seguito riproduciamo:

 

«as mortes ocorridas na família acarretaram muitos contratempos materiais, mas, ao mesmo tempo, me deram, desde pequenina, uma tal intimidade com a Morte que docemente aprendi estas relações entre o Efêmero e o Eterno que, para outros, constituem aprendizagem dolorosa e, por vezes, cheia de violência [...]. A noção ou sentimento da transitoriedade de tudo é fundamento mesmo de minha personalidade».4

 

Questi sentimenti di perdita, di distanza, di percezione del sé come straniera e di transitorietà del tutto, di cui ci parla Cecília, non devono essere intesi come una volontà o un desiderio di alienazione dal mondo in cui l’io poetico si trova a vivere, piuttosto come una ricerca continua di prospettive differenti, sempre dentro alla vita:

 

Virei-me sobre a minha própria existência, e contemplei-a.

Minha virtude era esta errância por mares contraditórios,

e este abandono para além da felicidade e da beleza.

 

Ó meu Deus, isto é a minha alma:

qualquer coisa que flutua sobre este corpo efêmero e precário,

como o vento largo do oceano sobre a areia passiva e inúmera...5

Essi aprono a una geografia, dove il non-luogo e il non-spazio si fanno possibilità di costruzione del sé:

 

Ando à procura de espaço

para o desenho da vida6

 

L’esperienza biografica si lega come necessità profonda al farsi della poesia; essa è luogo dell’universale e dell’ospitalità capaci di consegnare alla poeta un’identità mobile ed eterna, venendo a soddisfare il duplice desiderio di distaccarsi dall’Effimero e di liberarsi dalla materia, ovvero dal corpo entro cui l’io poetico si trova costretto:

 

De volta, achareis minha alma

tranqüila de estar sem corpo.7

 

E ancora,

 

Mas neste corpo prendida

Minha alma continuava...8

 

Ciononostante, l’ambito del materiale diventa indispensabile in quanto significa possibilità di essere condotti all’al di là della materia. Di qui il viaggiare, il peregrinare attraverso un tempo che trascende la contemporaneità e che permette di attraversare vaste distanze e, nel contempo, le riduce fondendo immagini, suoni e colori. Si tratta di un viaggio che si compie all’interno di una visione antigeografica, che rimanda alla nozione o sentimento di transitorietà del tutto. Il mondo in cui l’io poetico si muove è un mondo simbolico, popolato da presenze appartenenti alla sfera del transitorio. In questo senso abbondano le metafore come: acqua, spuma, musica, sirena, cicala, vento, onde, nuvole, fiori, infanzia, che garantiscono la relazione sensoriale tra l’essere transeunte e il transitorio. L’io poetico è un essere mobile, mutevole, irraggiungibile che fluttua nel tempo dentro un corpo fragile. Come essere indeterminato, il poeta raccoglie tutto il fuggevole dell’esistenza:

 

Eu canto porque o instante existe

e a minha vida está completa.

Não sou alegre nem sou triste:

sou poeta.

 

Irmão das coisas fugidias,

não sinto gozo nem tormento.

Atravesso noites e dias

no vento.

 

Se desmorono ou se edifico,

se permaneço ou me desfaço

— não sei, não sei. Não sei se fico

ou passo.

 

Sei que canto. E a canção é tudo.

Tem sangue eterno a asa ritmada.

E um dia sei que estarei mudo:

— mais nada.9

 

Nel libro Viagem (1939)10, a cui questi versi appartengono, e come in tutta la sua opera poetica l’elemento musicale svolge un ruolo fondamentale, in quanto viene a essere sul piano stilistico il corrispondente universo fatto di transitorietà. Sono frequenti infatti i riferimenti alla canzone, che appare sia come titolo, tema di molte poesie che come struttura del testo, e a strumenti musicali, come il piano, la chitarra, il clarinetto, ecc. La musica sembra essere il compromesso ideale tra la poesia e il silenzio, ovvero tra l’espressione poetica alla quale non è possibile sfuggire e il silenzio.11 La canzone permette di attraversare vaste distanze, di entrare in comunione con il mondo dell’essenza e di comprendere l’istante, che inevitabilmente tende come tutto al silenzio.

 

E aqui estou, cantando.

 

Um poeta é sempre irmão do vento e da água:

deixa seu ritmo por onde passa.

 

Venho de longe e vou para longe:

mas procurei pelo chão os sinais do meu caminho

e não vi nada, porque as ervas cresceram e as serpentes  andaram.

 

Também procurei no céu a indicação de uma trajetória,

mas houve sempre muitas nuvens.

E suicidaram-se os operários de Babel.

 

Pois aqui estou, cantando.12

 

 

In questa poesia, dal titolo «Discurso»13, solitudine e dolore, espressi con forza fin dal primo verso, sono sentimenti possibili grazie alla presenza dell’arte; la poeta, sempre fratello del vento e dell’acqua, si concepisce come un essere nel ritmo, nella musica e per entrambi esistere. In questo testo come in quello in precedenza segnalato, l’azione di cantare assume una dimensione assoluta: unico strumento da opporre alla morte.

In modo ossessivo la musica persiste e si rafforza consegnando al lettore una poesia costruita su un clima di forte rarefazione. Non confidando nel pensiero, nella ragione, l’io poetico si lascia trasportare dal ritmo e dalla musica, che ancora una volta intervengono a evidenziare il suo errare di solitario e di esiliato, in quanto essere senza fissa dimora:

 

Por aqui vou sem programma,

sem rumo,

sem nenhum itinerário.

O destino de quem ama

é vário,

como o trajeto do fumo.14

 

E ancora,

 

Por mim, e por vós, e por mais aquilo

que está onde as outras coisas nunca estão,

deixo o mar bravo e o céu tranqüilo:

quero solidão.

 

Meu caminho é sem marcos nem paisagens.

E como o conheces? — me perguntarão.

— Por não ter palavras, por não ter imagens.

Nenhum inimigo e nenhum irmão.15

 

Questa condizione di movimento permanente della poeta la porta a rifiutare ogni forma di appartenenza alla sfera umana, terrena e sociale e ad affermare energicamente la volontà di liberarsi di tutto ciò che possa significare sicurezza e appartenenza al mondo dell’esteriorità. Di qui la musica eretta a  simbolo di un io instabile, mobile, che erra di luogo in luogo:

Os outros não sentem que estou de partida,

sem mapa, sem guia — com data marcada.

 

[…]

 

Por dentro das pedras, das nuvens, dos mares,

cruzando com águias, os mortos, os peixes,

vou sendo levada para outros lugares,16

 

E ancora,

 

Andar, andar, que um poeta

não necessita de casa.

 

[…]

 

Um poeta, à mercê do espaço,

nem necessita de vida.

 

[...]

 

Porque o poeta, indiferente,

anda por andar — somente.

Não necessita de nada.17

 

D’altra parte lo spazio dove l’io poetico trova l’appagamento della propria condizione e la pienezza dell’incontro con la solitudine è quello dell’alta notte, in cui luna, nuvola, mare sono eletti a dimora della poeta, ora spogliata di tutto ciò che ricorda e simboleggia la convivenza con gli uomini.

 

Em cima, é a lua,

no meio, é a nuvem,

embaixo, é o mar.

Sem asa nenhuma,

sem vela nenhuma,

para me salvar.

 

[...]

Que abismos aéreos

de reinos aéreos

para visitar!

 

Na beira do mundo,

do sono do mundo

me quero livrar. 18

 

Ma i tre sostantivi, luna nuvola e mare, oltre a farsi metafora della memoria, della precarietà e dell’infinito, evidenziano, rafforzandola ancora una volta la condizione di movimento, ovvero il viaggio continuo intrapreso dall’io poetico.

Nella poesia di Cecília Meireles, il mare assume un importanza fondamentale in quanto oltre a rappresentare l’infinito, esso è luogo della memoria,  ed è possibilità di incontro, tramite un processo di rievocazione sensoriale, e di riunificazione con il passato, con il remoto, quale dimora dei suoi familiari. Inoltre, come simbolo della vita e della morte, del silenzio e della solitudine, il mare è il luogo ideale in cui l’io poetico si può reinventare e può correggere gli errori e le sciocchezze degli uomini. Infine è ancora il mare a essere lo spazio per poter disegnare la propria vita.

 

 

1 «senza stare», Carlos Drummond de Andrade, Cecília, in Cecília Meireles, Poesia Completa, 2 voll., Editora Nova Fronteira, Rio de Janeiro, 2001,  vol. 1, p. Ixxxiv.

2 «assenza dal mondo», ibidem, p. Ixxxiv.

3  «circola nell’aria per sempre», ibidem, p. Ixxxiv.

4  «le morti occorse in famiglia produssero molti contrattempi materiali, ma, allo stesso tempo, mi diedero, fin da piccola, una tale intimità con la Morte che dolcemente appresi queste relazioni tra l’Effimero e l’Eterno che, per altri, sono fonte di apprendimento doloroso e, alle volte, pieno di violenza […]. La nozione o sentimento della transitorietà di tutto è il fondamento della mia personalità». Deposizione dell’autrice trascritto in Miguel Sanches Neto, «Cecília Meireles e o tempo inteiriço», in Cecília Meireles, Poesia completa, ed. cit., vol. 1, pag. xxiii.

5 Cecília Meireles, «Noções», «Nozioni», in Poesia Completa, vol 1, ed. cit., p. 271, «Mi sono girata sulla mia esistenza, e l’ho contemplata./La mia virtù era questo errare per mari contraddittori,/e questo abbandono all’oltre della felicità e della bellezza.//Oh mio Dio, questo è la mia anima: qualche cosa che fluttua su questo corpo effimero e precario,/come il vento largo dell’oceano sopra la sabbia passiva e innumere…».

6 Cecília Meireles,«Canção excêntrica» in Poesia Completa, vol. 1, ed. cit., p. 336: «Vado alla ricerca di spazio/per il disegno della vita».

7 Cecília Meireles, «Fui mirar-me», «Andai a guardarmi», in Poesia Completa, vol. 1, ed. cit., pp. 630-631: «Di ritorno, troverete la mia anima/tranquilla di stare senza corpo».

8 Cecília Meireles, «Rimance», in Poesia Completa, vol. 1, ed. cit., pp. 427-429: «Ma in questo corpo presa/la mia anima continuava…».

9 Cecília Meireles, «Motivo», «Motivo», cfr. infra, pp. 10-11: « Io canto perché l’istante esiste/e la mia vita è completa./Non sono allegro né sono triste:/sono poeta//Fratello delle cose fuggenti,/non sento piacere né tormento./Attraverso notti e giorni/nel vento.//Se demolisco o se edifico,/se rimango o mi disfo/— non so, non so. Non so se resto/o passo.//So che canto. E la canzone è tutto./Ha sangue eterno l’ala ritmata./E un giorno so che rimarrò muto:/— più nulla».

10 Cecília Meireles, Viaggio (1939)

11 Cfr., David Mourão-Ferreira, «Cecília Meireles: temas e motivos» in Hospital das Letras, Estudos Portugueses, INCM, Lisboa, s.d., pp. 149-162.

12 Cecília Meireles, «Discurso», «Discorso», in Poesia Completa, vol. 1, ed. cit., pp. 229-230: «E qui sto, cantando.//Un poeta è sempre fratello del vento e dell’acqua:/lascia il suo ritmo per dove passa.//Vengo da lontano e vado lontano:/ma ho cercato per terra i segni del mio cammino/e non ho visto nulla, perché erano passati i serpenti e l’erba era cresciuta.//Anche in cielo ho cercato l’indicazione di una traiettoria,/ma c’erano sempre molte nuvole./E s’erano suicidati gli operai di Babele.//Perciò qui sto, cantando».

13 Cecília Meireles, «Discorso».

14 Cecília Meireles, «Canção do caminho», «Canzone del Cammino», in Poesia Completa, vol. 1, ed. cit., pp. 342-343: «Per di qui vado senza programma,/senza rotta,/senza alcun itinerario./Il destino di chi ama/è vario,/come il tragitto del fumo.//[…]».

15 Cecília Meireles, «Despedida», «Congedo», in Poesia Completa, vol. 1, ed. cit., pp. 430-431: « Per me, e per voi, e ancora per quello/che è dove le altre cose mai non sono,/lascio il mare agitato e il cielo tranquillo:/voglio solitudine.//Il mio cammino è senza limiti senza paesaggi./E come lo conosci? — mi chiederanno./— Per non aver parole, per non aver immagini./Nessun nemico e nessun fratello.//[…]».

16 Cecília Meireles, «Partida», «Partenza», in Poesia Completa, vol. 1, ed. cit., pp. 351-352: «Gli altri non sentono che sono in partenza,/senza mappa, senza guida — con data marcata.//[…]Dentro alle pietre, alle nuvole, ai mari,/incrociando le aquile, i morti, i pesci,/sono portata via verso altri luoghi,//[…]».

17 Cecília Meireles, «Canção de alta noite», «Canzone dell’alta notte», in Poesia Completa, vol. 1, ed. cit., pp. 350-351: «[...] Andare, andare, che un poeta/non necessita di casa.//[…] Un poeta, alla mercé dello spazio,/neppure necessita di vita.//[…] Perché il poeta, indifferente,/va per andare — solamente./Non necessita di nulla.».

18 Cecília Meireles, «Panorama»,«Panorama», in Poesia Completa, vol. 1, ed. cit., pp. 418-419: «In cima, è la luna,/in mezzo, è la nuvola,/in basso, è il mare./Senza ala alcuna,/senza vela alcuna,/per salvarmi.//[…]Che abissi aerei/di regni aerei/da visitare!//Sul bordo del mondo,/del sonno del mondo/ mi voglio liberare./[…]».

 



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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