Editrice Petite Plaisance

Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
HOME RECENTI CATALOGO E-BOOKS AUTORI KOINE' BLOG PERCHE' CONTATTI




Cat.n. 170

Luca Grecchi

Gli stranieri nella Grecia classica. Paralleli con il nostro tempo.

ISBN 88-7588-052-2, 2011, pp. 228, formato 140x210 mm., Euro 15.

In copertina: Mantova, Palazzo Ducale - Statua in marmo di Apollo (II secolo d.C.), particolare .

indice - presentazione - autore - sintesi - invito alla lettura -

15,00

Questo testo sul tema degli stranieri nella Grecia classica, si pone in relazione al nostro Diritto e proprietà nella Grecia classica (Petite Plaisance, 2011). Pur avendo ambedue nel titolo il riferimento all’epoca “classica”, diciamo subito anche stavolta che si tratta di riflessioni – sul tema in oggetto – che riguardano la grecità tutta, dall’epoca omerica a quella ellenistica (con richiami, peraltro, anche ad altre culture antiche, oltre che alla contemporaneità). Ciò accade in quanto vi è – nonostante le inevitabili variazioni – una forte continuità nel pensiero greco, come abbiamo sostenuto ne L’umanesimo della antica filosofia greca (Petite Plaisance, 2007).

Poiché gli argomenti di questi due libri sono fra loro differenti, ci sembra doveroso, in questa introduzione, chiarire i motivi per cui, a nostro avviso, essi andrebbero – ferma restando la loro autonomia – posti in relazione. Chi conosce quanto abbiamo scritto finora, ossia oramai una trentina di libri, potrà intuirne i motivi: il nostro consueto approccio al pensiero greco, per quanto rispettoso del contesto storico-sociale in cui esso nacque, tende infatti sempre a porlo come modello di riferimento e di valutazione del nostro tempo; sui temi della giustizia e degli stranieri, il nostro paese in particolare ha ultimamente prodotto segnali allarmanti, i quali vanno fra loro posti in relazione. L’Italia di oggi si caratterizza infatti, in maniera maggiore ma comunque analoga a quanto accade negli altri paesi occidentali1, come il luogo in cui chi ha più ricchezza e potere si fa più spregio del diritto; all’interno di questo atteggiamento complessivo, si diffonde anche un atteggiamento per cui ci si fa maggiormente spregio soprattutto di chi ha meno ricchezza e potere, e dunque principalmente degli stranieri, a causa dell’inevitabile processo di migrazione dei popoli – in un mondo sempre più polarizzato – dai paesi poveri a quelli ricchi2.

Al di là di questa sfortunata contingenza in cui ci troviamo a vivere (frutto comunque di una tendenza generale della storia occidentale che reputiamo difficilmente reversibile), i temi in questione sono importanti e vanno quindi esaminati con uno sguardo ampio, in quanto riguardano la totalità sociale nel suo insieme; come gli antichi Greci compresero molto bene, assegnare al denaro il ruolo di supremo criterio orientativo della totalità sociale, conduce inevitabilmente a costituire modalità di vita in cui i più meschini dettano legge, non curandosi del bene comune, e soprattutto non curandosi dei più deboli che, specie se un po’ “diversi” (gli stranieri), possono così essere più agevolmente sfruttati.

Un testo “ideologico”, dunque, questo nostro? Niente affatto, se con questo termine si intende sostenere che la presente ricostruzione dell’antico pensiero greco sia volutamente “di parte”, e pertanto inattendibile; essa può sicuramente essere incorsa in errori, e soprattutto in omissioni, ma principalmente per il fatto che il pensiero greco è complesso e vastissimo. Il nostro testo può però essere definito “ideologico” nello stesso senso per cui necessariamente lo è qualunque testo che affronti questioni politiche; chi sostiene di potere affrontare queste questioni in modo neutrale, scientifico, asettico, è infatti come chi sostiene di essere l’unico a non fare ombra, o a non sudare, in una giornata di sole a ferragosto. L’ideologia, nel suo senso migliore, non è in effetti altro che la difesa di alcuni legittimi interessi all’interno della totalità sociale; questi interessi – che nel nostro caso esplicitiamo, compiendo la necessaria operazione di chiarezza che ogni scrittore di cose filosofiche dovrebbe preliminarmente attuare – sono quelli dei più deboli (nella fattispecie degli stranieri) a poter vivere una vita il più possibile dignitosa.

Il testo si compone di due parti. Nella prima, dopo avere delineato una sintesi della questione degli stranieri nella antica Grecia, con particolare attenzione al “falso mito” della opposizione fra Greci e barbari, si darà un quadro generale delle strutture teoriche con cui è oggi solitamente affrontata questa tematica. Si analizzeranno, in primo luogo, i concetti di “razza” e di “etnia”, e si affronteranno poi i temi del multiculturalismo e del relativismo culturale, con un approccio critico. Nella seconda parte ci occuperemo invece propriamente delle istituzioni civili e delle opere culturali della antica Grecia, con accenni anche alle altre principali culture antiche; concluderemo, dopo avere affrontato dialetticamente gli argomenti delle interpretazioni contrarie alla nostra, affermando che l’antica Grecia fu, sin dai suoi inizi, caratterizzata da apertura ed ospitalità verso gli stranieri, in misura maggiore rispetto a tutte le altre culture antiche

 

1 Sulle ragioni per cui queste tendenze sono generali e diffuse, ci permettiamo di rinviare a L. Grecchi, Occidente: radici, essenza, futuro, Il Prato, Padova, 2009, con introduzione di D. Fusaro.

2 All’interno di questo quadro complessivo, particolarmente marcata ci sembra, per vari motivi, la “islamofobia”. Abbiamo in merito pubblicato un libro, L’umanesimo della antica filosofia islamica (Petite Plaisance, Pistoia, 2009), per mostrare la vicinanza fra la originaria cultura islamica, la filosofia greca e la religione ebraica (e cristiana). Ciò nonostante, ignoranti ed incuranti di queste relazioni, esponenti politici anche importanti, che pure continuano a richiamarsi ipocritamente al cristianesimo, esprimono ancora oggi una forte diffidenza – quando non un vero e proprio disprezzo – verso gli islamici. Ricordiamo allora a costoro che le prime radici cristiane dell’Europa stanno nella pars Orientis dell’impero romano; Gesù era infatti un ebreo orientale che parlava l’aramaico dell’Oriente persiano, e le prime importanti chiese cristiane sorsero non in Europa, bensì nelle città greche dell’Asia minore: il cristianesimo, insomma, ha forti radici orientali.

Se, come ricordano giustamente Marino Badiale e Massimo Bontempelli, «l’incapacità di identificazione e di empatia con l’altro è la premessa della violenza razzista, perché significa l’incapacità di farsi toccare dalla sofferenza dell’altro, di sentirla come una sofferenza autenticamente umana» (M. Badiale - M. Bontempelli, La civiltà occidentale, Il Canneto, Genova, 2009, pag. 224), la responsabilità di tale incapacità va a nostro avviso verosimilmente cercata nei processi sociali del modo di produzione capitalistico, il quale produce, insieme ai beni ed ai servizi (ed alle strutture della personalità), anche l’ideologia liberale, la quale ha spesso avallato, nella sua tradizione, pensieri razzisti; ci pare esauriente, in questo senso, l’apparato di citazioni del libro di D. Losurdo, Controstoria del liberalismo (Laterza, Roma-Bari, 2006; un commento critico all’impianto filosofico di questo libro è stato comunque da noi effettuato in L. Grecchi, Il presente della filosofia italiana, Petite Plaisance, Pistoia, 2007, pagg. 96-105).



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

Petite Plaisance Editrice
Associazione Culturale senza fini di lucro

Via di Valdibrana 311 51100 Pistoia tel: 0573-480013

e-mail: info@petiteplaisance.it

C.F e P.IVA 01724700479

© Editrice Petite Plaisance - hosting and web editor www.promonet.it