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Questi testi sono stati redatti per delle specifiche occasioni. Ma non accade per ogni opera umana? l’intero cosmo non fu una splendida o maledetta occasione per il demiurgo di turno? Cioran ci ricorda che “ la bontà non crea; manca d’immaginazione”.[1] Per onestà intellettuale occorre riconoscere che l’atto stesso del creare è più un lavoro che un divertimento; si scrive, si dipinge, si fa arte e si fa filosofia per resistere, per non restare schiacciati… La grande e millenaria saggezza vedica ci rivela una verità esoterica, che forse avevano compreso (o frainteso) gli gnostici: Dio non fa il mondo, è immerso nei suoi eterni Līlā, nei suoi giochi colmi d’estasi; egli lascia questo compito ad un architetto, Brahma, che dovrà, ciclicamente, creare un cosmo in grado di ri-portare infinite anime nel mondo della gioia. Il demiurgo platonico è ripreso da questa conoscenza. Allora, come nel legame tra Macrocosmo e Microcosmo, lo scrittore, il critico, l’artista, cercano nel loro piccolo di fare come l’architetto universale, cercano di mettere un po’ d’ordine nel caos. E oggi di caos ne abbiamo in ogni direzione, soprattutto nella cultura, se di cultura si può ancora parlare…
Guardando agli anni trascorsi (2006-2012) questi interventi, più o meno pubblici, seguono un certo filo conduttore e la poesia predomina; che sia una poesia tragica, comica o mistica, il poeta è la figura ricorrente, come se ormai solo un essere poeti potesse farci uscire dagli incubi di una società in rovina… In queste poche pagine vi è solo l’abbozzo, la speranza che qualche lettore possa ritrovare la forza della Poesia non solo nel linguaggio ma in ogni atto di vita. Rilke e Goethe non erano poeti solo sulla carta… Erano soprattutto maestri di saggezza. In questo senso, se lasciamo entrare nella nostra esistenza un autentico Maestro, potremo dire, quasi sorridendo: Godot è arrivato…
[1] E. M. Cioran, Il funesto demiurgo, Adelphi, Milano 1986, pag. 12.
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