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Da un’intelligente considerazione della figlia nel quadro degli avvenimenti che portarono all’assassinio di Gheddafi nel 2011 muove la promessa paterna: esplicitare la propria concezione universalistica in opposizione all’uso strumentale della teoria dei “diritti umani”. La contrapposizione viene contestualizzata nel lungo excursus che va dalla prima guerra mondiale ai giorni nostri: vi si denuncia l’astratta concezione che vorrebbe un Occidente civile e un Oriente barbaro. I contributi di storici come Hobsbawm e Bontempelli e di sociologi come Wallerstein e Zolo, permettono all’autore di affrontare il problema dell’universalismo con un respiro molto ampio. Certo di scrivere un libro che costituisce un lascito se non per le generazioni a venire sicuramente per la figlia, l’autore descrive il capitalismo nel suo divenire (gli anni della sua formazione, l’intera guerra fredda e l’avvio della globalizzazione), l’invadenza sempre più forte dell’economia (le cui origini vengono presentate con riferimento a Aristotele e Polanyi), e con l’ausilio del filosofo Preve s’interroga sulla natura dell’universalismo. Nel colloquio con un giovane amico prova a definirne le caratteristiche e passa poi, con due argomentazioni potenti di Zolo e di Wallerstein, alla critica di quello che, nelle conclusioni, definisce «un universalismo “farlocco”». Questa parte si conclude con il racconto della nascita delle Nazioni Unite. La riflessione di Massimo Livi Bacci con Il pianeta stretto e la dirompente Enciclica di Papa Francesco Laudato si’, lo ha sollecitato ad andare oltre. Fa così la comparsa l’ecologia. Tutto ciò inserito nel quadro della critica al capitalismo assoluto di oggi. Da Laudato si’, emerge una figura, un concetto, una prospettiva, «l’ecologia integrale» che denuncia lo strapotere delle tecnoscienze e del dio-denaro. E prorompe il recupero della natura, con i suoi tempi e le sue specificità, la sua biodiversità che necessita di un’armonizzazione reale dell’uomo con l’ambiente in cui vive.
Il titolo del libro ha raccolto e fatto suo l’urlo del papa a Lampedusa. L’insensatezza del mondo in cui viviamo, trova la sua ragione essenziale nel modo di produzione capitalistico, fondato sulla crescita illimitata di merci e servizi, che ha creato una disuguaglianza estrema tra poveri e ricchi e ha ridotto miliardi di persone in povertà. L’economia si è trasformata in crematistica: guai a non recuperare il senso della misura, restituendo alle donne e agli uomini della terra la dignità perduta, guai ad arrendersi.
Il libro si chiude con una proposta per riaprire il dialogo tra le tre più importanti ideazioni dell’umanità, religione, filosofia e scienza e in particolare tra scienza e filosofia in una battaglia contro il modello dominante di economia, quella neoclassica, che ha usurpato il titolo di scienza economica pur essendo soltanto una pseudoscienza.
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