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Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna? - K. BLIXEN
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Cat.n. 482

Silvia Fazzo

Esordi, raccordi, ‘titoli’ in Aristotele: i trattati del corpus e i libri della Metafisica.

ISBN 978-88-7588-380-5, 2024, pp. 80, formato 140x210 mm., Euro 13 – Collana “il giogo” [188].

In copertina: Raffaello Sanzio, La Scuola di Atene, 1509-1511, Stanza della Segnatura, Palazzi Apostolici, Vaticano, particolare (Aristotele).

indice - presentazione - autore - sintesi

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Volle Aristotele distinguere e contrassegnare i diversi suoi trattati indicandoli per mezzo di titoli? O se no, in quale altro modo concepì la possibilità di mettere in relazione le diverse ricerche che andava esponendo? Questa indagine, condotta all’inizio con metodi estremamente accessibili, e declinata poi sul caso più specializzato, quello della Metafisica, si chiede: esiste, in Aristotele, un sistema autoriale di titoli? E se non c’è, perché? Come mai, cioè, proprio in Aristotele, i cui libri diverranno per la posterità l’oggetto di studio e di lavoro per eccellenza, manca ogni il riferimento al “libro” come tale? La risposta è che Aristotele, grande innovatore nel genere del trattato filosofico, non ha però ancora inventato i titoli, né ha istituito quella determinata articolazione in libri che i suoi trattati teoretici presentano in modo stabile dopo il tempo di Alessandro di Afrodisia. In questo Aristotele è ancora sullo spartiacque fra grecità classica e cultura ellenistica del libro: pur lasciandoci in potenza la prima enciclopedia delle scienze filosofiche della storia, tuttavia non pensa a se stesso come a una collezione di libri, ma come a un intellettuale in continua ricerca che collega metodicamente i propri studi in modo da esaurire quanto più possibile un programma ben delineato.



Ci rivolgiamo a lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo, che dunque vogliano pure pensare da sé (K. Marx). – Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada (Eraclito). – ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio (M. Guidacci).

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