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«Un’arte di pensiero si propone [...] nella molteplicità delle tradizioni e dei loro alvei, una rivendicazione di fondamenti corporei delle stesse, dai corpi propri nella loro interezza preriflessiva e riflessiva, ad un maturato progettuale che inglobi in sé una approfondita idea d’arte e di mondo, un’arte fatta mondo.
I tentativi pur fatti nel Novecento di una via “estetica” all’etica, di una priorità dell’estetico sull’etico, di una estetizzazione dell’arte e della vita (altra romantica scissione densa di conseguenze, di duplicazioni speculari e di reciproci inganni e dissignificazioni), ripropongono una co-naturalità dei due momenti, dove scelta estetica è sempre scelta etica e viceversa. Specie dopo la maturata scissione fra esteticità come idea di Bellezza con l’apparato onto-teologico che comporta, ed artisticità che può prescindere da tale idea, o dopo lo spostamento da un’etica dei valori all’etica della comunicazione, o dopo la priorità del politico e dell’economico sull’artistico ...».
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